Emmaus-Nicopolis

Gesù cammina con noi lungo la strada e noi possiamo offrirgli la nostra ospitalità

S. Agostino, Discorso 239, inizio del V secolo:

Se ne conclude che, prima che spezzasse il pane, il nostro Signore Gesù Cristo discorreva con quegli uomini senza farsi riconoscere; quando invece spezzò il pane lo riconobbero, poiché del Signore si ha conoscenza quando si conosce la vita eterna. Viene ospitato in casa colui che ci prepara una casa nel cielo. Secondo quel che è scritto nel Vangelo di Giovanni egli infatti diceva: "presso il Padre mio ci sono molte dimore; se no ve l'avrei detto. Andrò a prepararvi un posto, e, se andrò e ve lo preparerò, al ritorno vi prenderò con me". Il Signore del cielo volle essere ospite in terra: volle essere pellegrino per il mondo colui che aveva fatto il mondo. Si degnò essere tuo ospite perché tu, accogliendolo, ne ricevessi la benedizione, non perché quando entrava come ospite vi fosse costretto da necessità.

Traduzione: Nuova Biblioteca Agostiniana, https://www.augustinus.it/italiano/discorsi/discorso_335_testo.htm

Duccio di Buoninsegna, particolare della Maestà, Duomo di Siena (XIV secolo)

Julien di Vézelay, Sermone XVI, XII secolo :

«Ero forestiero, e voi mi avete accolto». Il giusto è accogliente. […] Perché raggrinzire la fronte, aggrottare le sopracciglia, stropicciare il naso e guardare ostinatamente a terra? Fai invece sorridere il tuo volto e il tuo cuore, sapendo che «Dio ama chi dona con gioia» (2Cor 9,7), ricordando che Cleofa ha costretto ad entrare colui che era pronto ad andare per la sua strada.

Tradotto da noi da: Sources chrétiennes 192, Paris, Cerf, 1972, pp. 331-333

Guglielmo di Bourges, Libro delle Guerre del Signore, cap. 23, scritto intorno al 1235

Sul viaggio del Signore ad Emmaus, Geremia profetizzò: Leca atanu miqueue israel, che significa: «...abbiamo peccato contro di te. O speranza d’Israele, suo salvatore al tempo della sventura, perché vuoi essere come un forestiero nella terra e come un viandante che si ferma solo una notte?» (Ger 14,7-8). La profezia si adempì quando i discepoli dissero al Signore: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto» (Lc 24,29). E Davide, nella persona di Cristo: «Sono diventato un estraneo ai miei fratelli, uno straniero per i figli di mia madre» (Sal 69,9). E ancora: «Non essere sordo alle mie lacrime, perché presso di te io sono forestiero, ospite come tutti i miei padri» (Sal 39,13). E ancora: «Forestiero sono qui sulla terra» (Sal 119,19)...

Tradotto da noi da: Sources chrétiennes 288, Paris, Cerf, 1981, p. 171

François Mauriac, Vita di Gesù, cap. 27, scritto nel 1936

A chi di noi l'albergo d'Emmaus non è familiare? Chi non ha camminato su quella strada, una sera che tutto pareva perduto? Il Cristo era morto in noi. Ce l'avevano preso: il mondo, i filosofi e gli scienziati, nostra passione. Non esisteva più nessun Gesù per noi sulla terra. Noi seguivamo una strada, e qualcuno ci veniva a lato. Eravamo soli e non soli. Era la sera. Ecco una porta aperta, l'oscurità d'una sala ove la fiamma del caminetto non rischiara che il suolo e fa tremolare delle ombre. O pane spezzato! O porzione del pane consumata malgrado tanta miseria !

Traduzione di Angelo Silvio Novaro, prima edizione italiana: Milano, 1937

Janet Brooks Gerloff, XX seculo