Emmaus-Nicopolis

Gesù ci spiega le Scritture

S. Ireneo di Lione, Contro le eresie, IV, 26, 1, scritto alla fine del II secolo

Se poi qualcuno legge le Scritture in questo modo, vi troverà una parola sul Cristo e una prefigurazione della nuova vocazione. Perché è lui [...] il tesoro nascosto nelle Scritture, perché è stato significato da figure e parabole che, umanamente, non potevano essere comprese prima del compimento delle profezie, cioè prima della venuta del Signore, [...] e fu così che il Signore le spiegò ai suoi discepoli dopo la sua risurrezione dai morti, dimostrando loro per mezzo di esse che «bisognava che il Cristo soffrisse e entrasse nella sua gloria» e «che nel suo nome la remissione dei peccati fu predicata» nel mondo intero...

Tradotto da noi da: Irénée de Lyon, Contre les hérésies. Dénonciation et réfutation de la gnose au nom menteur. Traduction française par Adelin Rousseau, moine de l'abbaye d'Orval, Paris, Cerf, 1984

Codex Egberti, X secolo, Biblioteca Comunale, Treviri, Germania

Origene, Omelie su Giosuè, 9, 8, scritto nel III secolo:

Così Gesù ci legge la Legge quando ci rivela i segreti della Legge. Poiché noi che siamo della Chiesa cattolica non disprezziamo la Legge di Mosè; noi la adottiamo, a condizione che Gesù ce l'abbia letta. Perché capiremo la Legge correttamente solo se Gesù ce la legge, e se durante questa lettura noi accogliamo i suoi giudizi e i suoi modi di vedere. Sì, non aveva adottato il suo pensiero, colui che diceva: «Quanto a noi, abbiamo il pensiero di Cristo, per conoscere i doni che Dio ci ha donato e che noi proclamiamo». E allo stesso modo coloro che ripetevano: «Non ci ardeva il nostro cuore nel petto quando lungo la via ci spiegava le Scritture?». Quando Gesù, «cominciando dalla Legge di Mosè e passando per tutti i profeti, rivelò loro nelle Scritture ciò che lo riguardava»

Tradotto da noi da: Sources chrétiennes 71, Paris, Cerf, 2000, p.261


S. Bernardo, Meditazione sulla Passione e la Risurrezione del Signore, scritto della prima metà del XII secolo:

Cammina anche ora con noi, Signore, affinché non siamo né desolati, né rattristati nel cammino che percorriamo; perché tu stesso una volta precedesti i figli d'Israele sotto forma di una colonna di nube di giorno e di luce di notte; fu ai tuoi comandi che essi stendevano o ripiegavano le loro tende. Qual è la nuvola che cammina alla testa dei veri Israeliti, se non il tuo corpo così reale, così sacro, che prendiamo dall'altare? [...] Ecco la colonna di nube che precedeva durante il giorno i figli d’Israele. La colonna di fuoco che brilla durante la notte è lo Spirito Santo, che si mostrò sulla testa degli Apostoli come lingue di fuoco; è lui che illumina le nostre oscurità e ci eleva per farci gustare, non ciò che è sulla terra, ma ciò che è nei cieli. Ecco la nuvola per il giorno e la torcia per la notte, perché la tua carne tempera per noi gli ardori della tua divinità, mentre la luce dello Spirito Santo illumina le tenebre del nostro spirito. Così, mentre lungo il cammino parlavi con due discepoli che camminavano con te, e una specie di strana nuvola ti copriva il volto, «non ci bruciava forse» esclamarono, «tutto il nostro cuore nel petto, quando conversava con noi lungo la via e ci spiegava le Scritture?». Ciò significa che la colonna di fuoco riscaldava all'interno perché la colonna di nube parlava loro all'esterno.

Tradotto da noi da: Oeuvres complètes de Saint Bernard, traduction nouvelle par M. L'abbé Charpentier, Paris, Librairie Louis de Vivès, éditeur, 1866

Monastero di Gračanica, Serbia, affresco del XIV secolo

Alexandre Men, Figlio dell'uomo, cap. 21, scritto nel 1969:

E passo dopo passo quest'uomo misterioso cominciò a spiegare loro i passi messianici della Bibbia. Di cosa stava parlando? Forse del simbolismo dell'Agnello e del Suo sangue, della pietra scartata dai costruttori, dell’afflizione del Giusto e della sua salvezza, del Nuovo Testamento, promesso da Dio, ma ancor più, probabilmente, della profezia del libro di Isaia, dove il Servo dell'Altissimo è rappresentato mentre attraversa dei tormenti per guarire le ferite del mondo e diventare "la Luce delle Nazioni". Era come se una benda fosse stata gradualmente tolta dagli occhi di Cleofa e del suo amico. Gli avvenimenti tragici di quei giorni si riempivano di significato. Se così era stato, allora la morte di Gesù non significava la fine di tutto. [...] Con questi pensieri si avvicinavano a Emmaus...

Traduz. nostra

Catechismo della Chiesa Cattolica, promulgato nel 1992, n. 601

Questo disegno divino di salvezza attraverso la messa a morte del Servo, il Giusto, era stato anticipatamente annunziato nelle Scritture come un mistero di redenzione universale, cioè di riscatto che libera gli uomini dalla schiavitù del peccato (Cfr. Is 53,11-12 ). San Paolo professa, in una confessione di fede che egli dice di avere “ricevuto”, che «Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture» (1Cor 15,3). La morte redentrice di Gesù compie in particolare la profezia del Servo sofferente (Cfr. Is 53,7-8). Gesù stesso ha presentato il senso della sua vita e della sua morte alla luce del Servo sofferente (Cfr. Mt 20,28). Dopo la Risurrezione, egli ha dato questa interpretazione delle Scritture ai discepoli di Emmaus, (Cfr. Lc 24,25-27) poi agli stessi Apostoli (Cfr. Lc 24,44-45)”.